Meeting internazionale sull’insufficienza cardiaca

Esperti di tutto il mondo si sono incontrati a Siena per il meeting sull’insufficienza cardiaca, tenuto il 28 e il 29 giugno grazie al contributo incondizionato di Fondazione Menarini. Presidente del convegno è stato il professor Ranuccio Nuti, direttore dell’UOC Medicina Interna 1, e come coordinatore scientifico il professor Alberto Palazzuoli, responsabile UOS Malattie Cardiovascolari.

Due grandi nomi per un evento che ha l’obiettivo di creare una nuova base per il futuro, integrando le ricerche più recenti effettuate sia in ambito metabolico sia in ambito diagnostico al fine di costruire un nuovo scenario che possa migliorare la stratificazione prognostica e individuare le migliori strategie terapeutiche combinando ricerca di laboratorio e clinica.

«L’iniziativa – spiega il professor Nuti – vuole rappresentare un momento importante di confronto e di arricchimento tra professionisti e, al tempo stesso, far conoscere alla popolazione l’impatto che può avere una patologia quale lo scompenso cardiaco, tutt’oggi tra le principali cause di ricovero ospedaliero nei paesi occidentali».

Insufficienza cardiaca: una delle patologie più invalidanti dei paesi occidentali

Lo scompenso cardiaco può essere considerato il processo finale di numerose patologie e fattori di rischio cardiovascolare. L’elevata prevalenza di queste malattie associata all’aumento dell’età media della popolazione nei paesi industrializzati comporta inevitabilmente un andamento crescente di questa patologia che è destinata a divenire sempre più presente.

Purtroppo la prognosi dei pazienti affetti è stata analizzata fino ad oggi considerando singolarmente ciascun singolo parametro (biologico e strutturale) e questo non ha portato negli ultimi 20 anni a un effettivo miglioramento delle curve di sopravvivenza.

Per questi motivi è necessario capire i meccanismi fisiopatologici e le specifiche alterazioni cellulari delle condizioni subcliniche e delle patologie tradizionali che spesso promuovono questa sindrome. Esistono una serie di fattori emergenti bioumorali, genetici e metabolici che sostengono alcune patologie responsabili della evoluzione verso l’insufficienza cardiaca e della malattia aterosclerotica e pertanto sono direttamente o indirettamente correlati all’insorgenza di scompenso cardiaco.

Convegno “Scompenso cardiaco”, con il contributo della Fondazione Menarini

Lo scompenso cardiaco è influenzato dalle patologie di base, dalla presenza di fattori di rischio cardiovascolare, dalla espressione fenotipica/genotipica, dalle comorbilità, e dalle modificazioni strutturali e cellulari del miocardio; ciacun fattore partecipa in modo simultaneo ed integrato allo sviluppo della malattia.

«Si tratta di una patologia che può verificarsi a qualsiasi età ed avere diverse cause – riferisce il professor Palazzuoli –. Il cuore perde gradualmente la funzione contrattile di pompa e non riesce più a soddisfare il corretto apporto di sangue a tutti gli organi. Per questo è molto importante la diagnosi precoce e individuare subito i primi sintomi tra cui affanno da sforzodispnea a riposoedema degli arti inferiori, astenia, tosse, cardiopalmo, affanno notturno ridotta tolleranza allo sforzo».

Durante il meeting sono state presentate le più importanti novità scientifiche sullo scompenso cardiaco ed è stata posta particolare attenzione alla diagnosi precoce e al suo trattamento. «Si tratta di una sindrome che colpisce prevalentemente persone già affette da una precedente patologia cardiovascolare – aggiunge Palazzuoli – ed è responsabile di un terzo dei ricoveri ospedalieri nei pazienti ultrasettantenni. Per tale motivo appare di grande rilevanza scientifica e sociale la individuazione di fattori di rischio e alterazioni bioumorali in grado di intercettare la malattia in una fase precoce quando la disfunzione cardio circolatoria sia ancora reversibile.»

Le recenti ricerche in ambito cardiometabolico costituiscono un ulteriore elemento per la ottimizzazione dei meccanismi patologici che scatenano il danno cardiovascolare e un obiettivo per la prevenzione degli eventi avversi che ne possono conseguire. D’altra parte le novità in campo diagnostico e in particolare nell’imaging hanno comportato una migliore consapevolezza dei meccanismi di rimodellamento cardiaco, della evoluzione naturale della malattia e delle terapie più appropriate nel ridurre questo processo e conseguentemente gli eventi avversi ad esso correlati.

Scopri anche Diabete e Sport: quanto è importante fare attività fisica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *