Menarini: “Stop alla violenza sulle donne. Formare per fermare”

Gli episodi di violenza sulle donne continuano e non accennano a diminuire. Questo fenomeno, sempre più preoccupante, non distrugge solo la vita di chi subisce gli abusi in prima persona, ma anche dei figli di quelle vittime, che nel 65% dei casi sono testimoni della violenza.

E proprio in quanto testimoni non possono che pagarne lo scotto, diventando nell’età adulta loro stessi autori di reati di violenza o vittime di maltrattamenti.

Il Gruppo Menarini ha deciso di dare il suo supporto incondizionato per organizzare il corso di formazione per giornalisti Stop alla violenza di genere. Formare per fermare in collaborazione con il Dipartimento delle Pari Opportunità. Oltre 500 giornalisti sono stati coinvolti finora nei corsi svolti a Roma, Napoli, Milano e Venezia alla presenza di magistrati, psicologi, criminologi, medici e giornalisti con esperienza specifica di settore.

La prossima tappa è prevista a Bari per il 24 settembre.

Tuteliamo i bambini e i ragazzi che assistono alla violenza in famiglia

Durante il corso di formazione a Roma, gli esperti hanno sottolineato la complessità del problema evidenziando quanto poco si parla di quello che vedono gli occhi di quei bimbi e di quanto gravi possano essere le conseguenze di quegli abusi nelle loro vite.

Quella forma indiretta di violenza non può che segnare le loro esistenze, modificando significativamente la capacità di affrontare la vita: «le conseguenze sono gravi, anche nell’età adulta: l’educazione emotiva viene meno, gli strascichi di traumi dei quali si è stati a lungo testimoni e vittime indirette modificano la capacità di affrontare la vita – sottolinea Danila Pescina, criminologa ed esperta di psicologia delle dipendenze – I figli maschi di vittime di abusi sono poi più inclini, una volta cresciuti, a mettere in atto violenza nelle relazioni di coppia e le femmine, purtroppo, a subirla come fosse un destino ineluttabile».

Violenze sulle donne: spezziamo la catena dell’odio

Una soluzione per arginare gli effetti traumatici subiti dai bambini è che venga introdotto il reato di violenza assistita.

Il reato di violenza assistita è previsto nel nostro Codice Penale quale “circostanza aggravante” del reato di maltrattamenti in famiglia introdotto sulla scia della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti della donna e la violenza domestica.

«Oggi questa è solo un’aggravante ma chiediamo che possa diventare un vero e proprio reato perché si tratta, di fatto, di una forma di maltrattamento. – osserva Alessandra Kustermann, direttora UOC del pronto soccorso Ostetrico-ginecologico e del Soccorso Violenza Sessuale e Domestica del Policlinico di Milano – I bambini e ragazzi che ne sono vittime subiscono danni che li accompagneranno per tutta la vita e di cui né la madre né la società sono spesso consapevoli.»

Formare per Fermare: Menarini accanto alle donne e ai minori

Se esiste un uomo non violento, perché non può esistere una famiglia non violenta? E perché non un villaggio? Una città, un paese, un mondo non violento?

Mahatma Gandhi

Il Gruppo Menarini, da sempre vicina a questi temi, ha voluto sostenere e promuovere con un contributo non condizionato il corso di formazione dei giornalisti: «Menarini è molto orgogliosa di promuovere occasioni di confronto e sensibilizzazione sulla violenza di genere. L’azienda è particolarmente sensibile al tema e impegnata a sostenere iniziative come queste, essenziali per far conoscere un’emergenza che non accenna a diminuire – commenta Valeria Speroni Cardi, head of corporate press & media relations del Gruppo Menarini –. Purtroppo la cronaca ci racconta quasi quotidianamente casi di violenza sulle donne. È quindi essenziale far sì che la società civile non abbassi mai la guardia.»

Combattere pregiudizi e stereotipi, fornendo ai professionisti dell’informazione fonti, dati, linguaggi, conoscenze medico scientifiche, psicologiche e normative per capire fino in fondo il fenomeno della violenza di genere e raccontarlo con le parole giuste è quindi indispensabile. Così come è indispensabile aumentare la consapevolezza sul problema affinché la violenza sulle donne non sia una moda o un evento occasionale bensì un tema su cui i riflettori restino sempre accesi.

«Imparare le parole giuste per trattare un tema tanto delicato è indispensabile: soffermarsi su come era vestita la vittima di una violenza o descrivere in dettaglio le ferite subite è come sottoporre donne già profondamente provate a una seconda violenza – dice Vincenzo Mastronardi, criminologo e psichiatra –. Questo peraltro sposta l’attenzione dell’opinione pubblica, accendendo i riflettori sulla vittima in modo distorto: le donne si sentono giudicate, sul banco degli imputati, violate nel loro pudore. Le parole vanno soppesate con estrema delicatezza, pur nel rispetto del diritto di cronaca, perché la lettura morbosa dei fatti può avere conseguenze serie sulle vittime, così come chiarito dall’articolo 10 del Manifesto di Venezia.»

Menarini: “Stop alla violenza di genere”

«Quando una donna vittima di violenza arriva in pronto soccorso deve trovare professionisti preparati e attenti, luoghi adeguati non solo per curare le ferite ma per evitare che vengano inflitte nuove violenze anche attraverso atteggiamenti giudicanti – aggiunge Vittoria Doretti, direttora UOC Promozione ed Etica della Salute e Responsabile della Rete Regionale Codice Rosa della Regione Toscana –. Questo vale non solo in ospedale ma anche fuori, quando l’opinione pubblica diviene purtroppo spesso tribunale e mette sotto accusa la donna stessa, ciò che ha fatto o non fatto, detto o non detto sulla base di dettagli riferiti da alcuni media e maldestramente riportati anche con descrizioni violente e scabrose che nulla aggiungono ai fatti. Dobbiamo eliminare i pregiudizi, combattere gli stereotipi culturali alla base della violenza e trovare parole che rispettino le donne, non le colpevolizzino e non portino a giudizi affrettati, avallando i luoghi comuni più sbagliati.»

Parlare di tutti gli aspetti della violenza sulle donne trovando le parole giuste per farlo significa perciò alzare il velo sulle sofferenze di vittime e testimoni, senza alimentari con racconti morbosi e voyeuristici gli stereotipi che sono alla base delle violenze.

«Il nostro sostegno a questi incontri prosegue perché crediamo – conclude Lucia Aleotti, membro del board del CDA di Menarini – sia necessario creare una coscienza collettiva a tutela di chi è più fragile: abbiamo iniziato con il progetto per la lotta all’abuso sui minori, avviato ormai due anni fa e tuttora in corso, proseguiamo con corsi di alto livello per sensibilizzare su maltrattamenti, abusi e violenze sulle donne.»

Leggi Menarini rete pediatri “SalvaBimbi”

 

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