Pills of art Menarini: Artemisia Gentileschi e il suo “Giuditta decapita Oloferne”

Continua il nostro viaggio nell’arte con le Pills of Art Menarini e questa volta ad attenderci c’è un dipinto che non solo rappresenta l’arte di quegli anni ma è anche emblema di una storia individuale, tanto dolorosa quanto coraggiosa: la storia di Artemisia Gentileschi.

Ancora una volta Bernardo Randelli, expert in florentine art, ci accompagnerà all’interno delle Gallerie degli Uffizi per raccontarci l’opera “Giuditta decapita Oloferne”.

Guarda il video d’arte Menarini su Giuditta decapita Oloferne.

Arte Menarini: un anno per ricordare Artemisia Gentileschi

Il Gruppo Menarini ha deciso di dedicare idealmente quest’anno ad Artemisia Gentileschi, ricordando a tutti il suo coraggio e la sua forza di donna, vittima di violenza: a inizio 2018, con la pubblicazione dell’ultimo volume della collana d’arte Menarini, a novembre con lo spettacolo teatrale “Artemisia Gentileschi. La Forza dal dolore”, rappresentato per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e infine con un video delle Pills of Art Menarini.

«Artemisia è stata una donna straordinaria, di una forza rivoluzionaria considerata l’epoca in cui viveva, straordinaria come artista, ma anche con coraggio e forza di volontà – ha commentato Lucia Aleotti, membro del cda di Menarini, durante la presentazione del volume d’arte Menarini dedicato ad Artemisia. Dedicare il volume d’arte ad Artemisia Gentileschi non solo conferma la grande vocazione artistica dell’azienda, ma omaggia anche una donna vittima di violenza che ha avuto la forza e il coraggio di rinascere.

Ci auguriamo che il coraggio di Artemisia sia d’ispirazione per tutte quelle vittime silenziose che ancora non hanno la forza di denunciare.»

Pill of art Menarini Artemisia Gentileschi: “Giuditta decapita Oloferne”

Come affermava Roland Barthes parlando del dipinto di Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne: “Il primo colpo di genio è quello di aver messo nel quadro due donne, e non solo una, mentre nella versione biblica, la serva aspetta fuori; due donne associate nello stesso lavoro, le braccia frapposte, che riuniscono i loro sforzi muscolari sullo stesso oggetto: vincere una massa enorme, il cui peso supera le forze di una sola donna.

Datato all’incirca nel 1620, Artemisia Gentileschi racconta la storia biblica dell’uccisione di Oloferne, per mano di una determinata e vigorosa Giuditta, riuscendo a creare un effetto d’insieme potente e spaventoso allo stesso tempo, tanto da ricordare nei colori le opere caravaggesche.

Il corpulento Oloferne è riverso sul letto, la testa afferrata per la chioma, la spada che affonda nel collo, il sangue che schizza sugli abiti e sulla pelle di Giuditta; purtroppo proprio per questa sua naturalistica “virilità”, il dipinto produsse severe reazioni a Firenze e pertanto non ebbe mai un’esposizione privilegiata all’interno Galleria degli Uffizi.

Eppure “Giuditta decapita Oloferne”, forse più di altri, ci parla di più storie di liberazione: del popolo ebraico tenuto sotto assedio dall’esercito di Nabucodonosor, di Betulia/Giuditta, e infine di Artemisia, che sovrappone al tiranno Oloferne il suo tiranno personale.

Artemisia Gentileschi è dunque un simbolo, oggi più che mai: riuscì ad essere un’artista in un’epoca dominata dagli uomini e vi riuscì lavorando per le corti di Roma, Firenze, Napoli, spingendosi in Inghilterra e infine entrando, prima donna in assoluto, nell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze.

Guarda il video nella versione inglese Judith Slaying Holofernes by Artemisia Gentileschi

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