Menarini Pills of Art: la Bella di Tiziano

Siete pronti per il prossimo viaggio nell’arte con le brevi pillole di Menarini Pills of Art? Questa volta andremo alla scoperta di un meraviglioso dipinto, la Bella di Tiziano, soprannominata da Francesco Maria I Della Rovere, la misteriosa “donna che ha la veste azurra”.

A farci da cicerone, nelle bellissime sale della Galleria Palatina, a Palazzo Pitti di Firenze, Olivera Stojovic, expert in Florentine art.

La Bella di Tiziano: Galleria Palatina, Firenze

Databile intorno al 1536, il dipinto, conosciuto con il grazioso appellativo de La bella, incanta ancora tutti nella Sala di Venere della Galleria Palatina.

Sarà l’uso dello fondo scuro privo di dettagli, l’incarnato brillante della donna dipinta o le pennellate che accostando toni di colore leggermente variati creano contrasti e superfici diverse – la stoffa di damasco blu, i sottili ricami in oro, le maniche tagliate di velluto color amaranto da cui fuoriescono gli sbuffi bianchi della camicia, e ancora sguardo vivo reso degli occhi neri, le guance bianche screziate di rosso e i capelli color miele acconciati in un viluppo ordinato di trecce. È difatti uno dei più celebri dipinti della maturità artistica di Tiziano, che ne affermò la reputazione di ritrattista supremo e caposcuola della pittura veneziana.

Uno stile che il duca di Urbino, Francesco Maria I Della Rovere, amò molto. Infatti chiese in aggiunta altre due opere, il suo autoritratto e quello di sua moglie, Eleonora Gonzaga Della Rovere. Opere che purtroppo non riuscì mai a vedere, e infatti Tiziano dovette consegnare il lavoro all’ultima discendente della famiglia, Vittoria Della Rovere, moglie di Ferdinando II de’ Medici.

Chi è la Bella di Tiziano

Il dipinto cela però un altro segreto. Nei secoli scorsi, in molti si domandarono chi si nascondesse dietro a “la bella” e la ricerca della sua identità ha costituito per molto tempo il tema principale degli studi storico-artistici sul dipinto.

Alla fine dell’Ottocento le considerazione dei critici si dividevano tra chi identificava la donna con Eleonora Gonzaga Della Rovere, figlia di Francesco II Gonzaga e di Isabella d’Este, e chi credeva fosse semplicemente una cortigiana della corte conosciuta da Tiziano.

All’inizio del Novecento, con la pubblicazione della lettera di Francesco Maria della Rovere a Gian Giacomo Leonardi, l’identificazione con la duchessa di Urbino venne meno.

Oggi, sulla scia degli studi di area anglosassone, si tende a credere che il dipinto non raffiguri una persona in carne e ossa, ma sia invece la rappresentazione della bellezza femminile idealizzata, secondo una voga già affermata in quegli anni nella tradizione veneta, alla quale Tiziano riuscì a conferire una forma espressiva nuova.

La Bella di Tiziano: l’intervento di restauro

Il dipinto arrivò a Firenze nel 1631 con i beni di Vittoria Della Rovere e rimase per quattro secoli quasi ininterrottamente negli appartamenti di Palazzo Pitti. Per molto tempo è stato oggetto di restauri complessi e invasivi, e di una regolare manutenzione.

L’immagine risultava nel complesso offuscata e appiattita da spesse vernici.

Dopo un’ampia campagna di indagini scientifiche e di ricerche storico artistiche, l’Opificio delle Pietre Dure ha eseguito un intervento di pulitura che ha alleggerito la complessa stratificazione di vernici e velature non originali ed eliminato una serie di ridipinture.

Sono così riemersi particolari prima illeggibili e preziosi passaggi cromatici.

Oggi, nonostante alcune deterioramenti dovuti al tempo, sono restituiti alla visibilità il delicato velo trasparente, le ombre fredde dell’incarnato e la straordinaria resa dei tessuti.

Scopri il video su Menarini Pills of Art: Leonardo

4 risposte a “Menarini Pills of Art: la Bella di Tiziano”

  1. Ho avuto il piacere di ammirare la “primavera” qualche anno fa
    Sono stato completamente estasiato da questa opera
    Sono rimasto seduto almeno 15 minuti ed estraniato dal mondo esterno
    Esperienza da ripetere

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