Menarini Pills of Art: Antea di Parmigianino

“L’aristocratica grazia, figura gentile di Napoli, incurante del vestito fastoso in gamme ocracee, fulve e di argento velluto, come dei ricchi monili che le ingioiellano il seno e i capelli, ove è fermata, quasi modulo alla forma del volto, una pendula perla.” 

Così Armando Ottaviano Quintavalle descriveva l’Antea, famosa opera del Parmigianino, simbolo dell’ideale femminile.

Con i Menarini Pills of Art siamo entrati nel Museo Nazionale di Capodimonte, dove la tela è custodita, per raccontarvi una nuova curiosità di arte.

Antea e la bellezza femminile nei ritratti di Parmigianino 

Il titolo di questa celebre opera di Francesco Mazzola, detto Parmigianino, è stato coniato solo nel 1671, quando Giacomo Berri, nel suo libro “Viaggio pittoresco”, la intitolò come “l’innamorata, chiamata l’Antea, del Parmigianino”.

Lo scrittore identificò la bellissima donna del ritratto con un personaggio storico ricordato negli scritti di Benvenuto Cellini e di Pietro Aretino: ovvero, una cortigiana romana chiamata Antea. In realtà non c’è alcuna ragione a sostegno di questa ipotesi romanzata, anche perché il dipinto non fu eseguito durante il soggiorno a Roma ma nell’ultimo periodo parmense.


Nel 1561, infatti, l’Antea faceva parte della collezione di Francesco Baiardi – mecenate affezionato del pittore che, alla morte di quest’ultimo, rilevò la sua bottega e i dipinti rimasti – e nell’inventario di quell’anno non si fa riferimento ad alcun ritratto di una componente della famiglia Baiardi bensì a una generica “donna”.

Questo ci fa comprendere che l’Antea sia in realtà la celebrazione della bellezza ideale femminile e non di una specifica persona; il suo volto, seppur con modifiche all’acconciatura, è quello della modella che posò per la coeva Madonna dal Collo Lungo.

Menarini Pills of Art: Antea di Parmigianino

Parmigianino porta su tela la sublimazione di un certo tipo di avvenenza fisica, arricchita da un abbigliamento sontuoso e ricercato – come avviene anche nella sua altra opera la Schiava Turca.

Non possiamo infatti non essere colpiti dalle sfarzose vesti: la pelle di martora che, adagiata sulla spalla destra, scende fino alla mano guantata, i due orecchini di perle ovali con catenelle d’oro e il bel monile dorato con un rubino al centro e una perla pendente, posto in modo da fermare la ricercata acconciatura della capigliatura, divisa al centro e raccolta in due trecce a loro volta impreziosite da un nastro scuro screziato d’oro.

L’Antea di Parmigianino è la perfetta codificazione della bellezza femminile al limite tra una dama civettuola, di cui è impossibile dimenticare il lento gesto delle dita della mano nuda che accarezza la collana, e una gentildonna dal sapore petrarchesco, che in un attimo ci riporta alla mente…

Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma; e le parole
sonavan altro, che pur voce humana.

Uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale,
piagha per allentar d’arco non sana.
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
(Canzoniere, 90)

Guarda anche Menarini Pills of Art: “Ritratto di Giovane” di Rosso Fiorentino e Menarini Pills of Art: la Primavera di Botticelli

 

3 risposte a “Menarini Pills of Art: Antea di Parmigianino”

  1. É un capolavoro di eleganza e di grazia. Lo sguardo serio ed attento e le proporzioni del viso che lasciano uno spazio più ampio alla fronte ed agli occhi comunicano intelligenza e riflessione. Par che senta! Delicatissima la sensualità di un seno appena intravisto, ma illuminato, sul lato destro della scollatura.

    • Un dipinto con una “forza” incredibile, uno sguardo fiero ma cirioso, un equilibrio complessivo di una difficoltà tecnica che al contrario ci fa sembrare tutto semplice e naturale. Un opera immortale perché capolavoro assoluto e eterno.

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