Menarini Berlin Chemie: la nostra Italia in Germania

Oggi conta 1,6 miliardi di fatturato annuo e una crescita di produzione del 15% in 5 anni: è il nostro fiore all’occhiello all’estero e dà lavoro a oltre 6000 persone, parliamo di Menarini Berlin Chemie.

La sua è una storia molto speciale, di successo, che parla di persone, di sfide e di “emigrazione al contrario”.

Menarini Berlin Chemie: dal 1890 una lunga storia di farmaceutica

Ci sono luoghi che raccontano di storie secolari, altri che invece si trovano al centro di quelle storie, diventando testimoni indiretti delle vicende umane.

Berlin Chemie venne fondata nel 1890 a sud-est di Berlino, nel quartiere Adlershof. Fu bombardata durante la Seconda guerra mondiale, statalizzata nel 1949 e riprivatizzata dopo la riunificazione delle due Germanie. Infine acquisita dal nostro Gruppo nel 1992, dall’allora presidente Alberto Sergio Aleotti che vide nell’operazione un modo strategico per combattere lo scetticismo tedesco e per “conquistare” il nord Europa portando un po’ Italia in Germania.

In una lunga passeggiata, abbiamo parlato di quell’ormai lontano “inizio” con due speciali osservatori di quegli anni: Frau Heike Florenz, che da 40 anni lavora in Berlin Chemie Menarini, e Attilio Sebastio, chief financial officer del Gruppo a Berlino.

«Stavamo passando da un’economia socialista a una di mercato – ci ha raccontato Florenz. C’era molta eccitazione ma anche paura. Quando ci dissero che la nostra azienda sarebbe stata acquistata da un italiano, tutte le incertezze che già avevamo, presero il sopravvento. Rispetto agli italiani eravamo reciprocamente curiosi ma scettici. La prima volta in cui parlai con il presidente Aleotti fu subito dopo la privatizzazione. Ci promise che avrebbe fatto tornare grande questa azienda. In pochi ci credettero ma in effetti mantenne la parola.»

«Quando nel 1992 acquistammo i 400.000 metri quadri della Berlin Chemie Menarini – spiega Attilio Sebastio, chief financial officer – si trattava non solo di ristrutturare la produzione industriale e adeguare la struttura produttiva agli standard GMP, ma anche di cambiare una mentalità dopo 45 anni di comunismo. Nella DDR, c’era salario garantito e non esisteva la disoccupazione ma c’era anche una bassa produttività e non esisteva la figura dell’informatore scientifico

E a questo si aggiungevano tutti i problemi venuti a galla con il crollo del Muro di Berlino. «Vincemmo la gara al nostro piano di ristrutturazione, un piano di cui abbiamo rispettato ogni punto e che ha fatto della Berlin Chemie Menarini uno dei pochi esempi di privatizzazione riuscita della ex Repubblica Democratica Tedesca.»

Menarini Berlin Chemie: dalle origini a oggi

Oggi quegli edifici storici stanno per essere abbattuti ed è già in atto un piano di bonifica per l’intera zona di insediamento originale. Ma poco distante, quasi a voler creare un legame imprescindibile con il passato, si estende la nuova Berlin Chemie Menarini, con spazi rinnovati e laboratori ad altissima tecnologia.

«A me piace ricordare le nostre origini, per spiegare anche un po’ la filosofia aziendale – continua Attilio Sebastio. Il Gruppo è nato a Napoli e si è prima fortificato nel sud Italia. Quando è stato “pronto” si è esteso in tutta la penisola. Poi, si è ampliato prima nel sud dell’Europa e dopo è “salito” in Francia e in Germania.

All’inizio sembrava impossibile che degli italiani potessero realizzare in Germania un progetto imprenditoriale, anche per i pregiudizi che spesso ci accompagnano. Invece non solo siamo entrati nel più grande mercato farmaceutico europeo e nell’ex Unione Sovietica quando è caduto il muro ma abbiamo portato tanto lavoro in un momento di transizione difficile. Abbiamo investito in produzione, marketing, distribuzione, vendite e informazione medico scientifica. Il risultato è che oggi siamo una delle pochissime storie di successo nella privatizzazione delle aziende della ex Germania dell’Est.»

6200 persone in Menarini Berlin Chemie: italiani, tedeschi e tanti giovani

Berlin Chemie Menarini oggi è il sito produttivo più grande del Gruppo, dove si produce – 7 giorni su 7 – 184 milioni di scatole di compresse e 14 milioni di confezioni di sciroppi, in particolare antidiabetici (53%) e cardiovascolari (23%). Tra produzione, marketing, logistica, controllo qualità ricerca e informazione scientifica, vede impiegati 6.259 lavoratori (660 in più in due anni), di cui 2.364 in Germania e 3.895 all’estero, soprattutto in Russia. Gestisce la distribuzione in 31 paesi dell’est Europa e, insieme a Firenze, Barcellona e Singapore, è uno dei 4 hub del Gruppo.

«Nel 2012 – continua Attilio Sebastio – è partito un importante progetto di ricerca oncologica [e molti altri legati ai giovani]. I giovani sono infatti il nostro patrimonio; a loro dedichiamo tanta formazione grazie all’alternanza scuola-lavoro: in un certo senso creiamo un “vivaio” di ragazzi che hanno la possibilità di imparare e successivamente di entrare in azienda dopo aver acquisito realmente una serie di competenze. Anche le persone diversamente abili sono parte integrante della nostra grande famiglia e sono inclusi nello staff al pari degli altri, seguiti quotidianamente da due persone specializzate.»

In questo microcosmo, l’anima italiana e quella tedesca si incontrano unendo precisione, organizzazione, creatività e qualità. Conclude Florenz: «Italiani e tedeschi sono molto diversi di temperamento ma col tempo non poteva che nascere una ottima simbiosi».

Scopri anche la storia della nostra sede di Menarini von Heyden

 

Una risposta a “Menarini Berlin Chemie: la nostra Italia in Germania”

  1. Orgoglio e Nostalgia per gli anni trascorsi a partecipare alla costruzione di un pezzo del Sogno imprenditoriale che si è avverato e sviluppato anno dopo anno. Crederci sempre. Saluti a Tutti quelli che ho conosciuto e collaborato

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