Il Gruppo Menarini: inclusività e people development

Menarini, la più grande farmaceutica italiana, presente in 140 Paesi con oltre 17.000 dipendenti – di cui oltre 4.000 nel Belpaese – figura ai primi posti nei ranking redatti da Universum dei «Most attractive employers» in ambito medicina e salute.

«Parliamo di una realtà molto articolata, di proprietà e cuore tricolore, che conta oggi 18 stabilimenti e 10 centri R&D nel mondo in grado di coprire l’intera filiera, dalla ricerca al manufacturing, alla commercializzazione», racconta Massimo Galeazzi, HR Director Italy e Western Europe Coordinator del Gruppo.

Solo nel campo della ricerca scientifica, infatti, Menarini impiega quasi mille addetti nei centri di ricerca e sviluppo: cinque in Italia ed altrettanti all’estero (Barcellona, Berlino, Singapore, New York e Philadelphia). Alla produzione dei farmaci, l’azienda affianca – caso raro in Italia – la produzione degli stessi principi attivi, possibile grazie agli stabilimenti chimici ad essi dedicati. Inoltre, complici anche le attività realizzate per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19, la diagnostica rappresenta un’area dell’azienda in forte crescita. Senza dimenticare la nutrita schiera di informatori scientifici «con oltre 1.500 risorse sul territorio nazionale, distribuite fra i nostri cinque brand Menarini, Guidotti, Malesci, Luso Farmaco e Firma», continua Galeazzi.

Menarini trae forza dal suo contesto internazionale e rappresenta oggi una realtà che crea opportunità, esalta le diversità e promuove una cultura inclusiva, creando le migliori condizioni di lavoro attraverso attente politiche di welfare aziendale e di work life balance.

Per prendersi cura e migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti, l’azienda offre l’opportunità di usufruire di vari flexible benefit. Basti pensare al Menarini Baby, «un nido aziendale all’avanguardia, per i figli da 3 mesi a 3 anni dei nostri dipendenti, che possono affidarli a mani esperte durante il lavoro, accudirli nelle pause e gestire con maggior serenità le fasi di allattamento e rientro in ufficio post-maternità», spiega Massimo Galeazzi. Non mancano poi i piani di formazione, sia tecnica sia manageriale, con progetti specifici sulla leadership e il team working.
Circa 1.100.000 le ore erogate a livello globale nel 2020, «
buona parte per l’aggiornamento professionale degli informatori scientifici, la categoria più a rischio durante la pandemia, che Menarini è riuscita a preservare sviluppando una piattaforma digitale per mantenere il contatto con i medici e dedicarsi ad attività di training», aggiunge l’HR Director. Nei periodi di pandemia infatti l’azienda ha fatto sforzi titanici per tutelare e agevolare il più possibile i dipendenti: per le attività d’ufficio, si è impegnata a predisporre le condizioni per il remote working; sul fronte del manufacturing, invece, dove è indispensabile garantire la filiera in presenza, ha fornito dispositivi personali di protezione, organizzato i dipendenti in turni diversi e creato nuovi layout nelle aree di lavoro. «La costituzione di una task force dedicata ci ha permesso di affrontare l’emergenza con efficacia, senza perdere un’ora di produzione e senza ricorrere alla cassa integrazione», afferma Massimo Galeazzi.

Nonostante l’emergenza sanitaria, il quartier generale di Firenze non ha però mai smesso di cercare nuovi talenti da integrare nelle diverse aree di business. Una scelta di cuore, che testimonia amore per il territorio.

Diverse aree di attività, implicano infatti la richiesta dei più vari profili professionali e, di conseguenza, creano più e nuove opportunità lavorative. In un contesto così articolato, la politica di recruiting è molto importante, e varia in base al tipo di ricerca e/o necessità dell’azienda. «Abbiamo un sistema molto strutturato di job posting interno, per accertarci di valorizzare innanzitutto le nostre persone. […] Ma, di preferenza, ci orientiamo su profili ad alto potenziale in uscita dal mondo accademico, con la possibilità di essere noi a modellarne la professionalità», spiega Galeazzi. Le persone “giuste” bisogna però saperle attrarre, e proprio da qui nascono le attività di employer branding dell’azienda, svolte in collaborazione con Università ed enti esterni. Già da qualche anno infatti Menarini partecipa alle giornate dedicate alle facoltà e rivolte a studenti e giovani professionisti presso le università, per presentare il Gruppo ed illustrare tutte le sue articolazioni e opportunità professionali.

«Attrarre e sviluppare giovani talenti è per noi una priorità. Non solo perché, come azienda, crediamo nell’alto valore che i giovani professionisti possano apportare all’organizzazione, ma anche perché vorremmo contribuire a sostenere i migliori talenti in quello che è il difficile percorso di transizione che va dalla vita accademica a quella professionale», queste le parole di Nikolay Dimitrov, Menarini Global Talent Acquisition Director, durante l’ultimo Virtual Bocconi&Jobs tenutosi il 13 aprile 2021. Il 16 marzo, invece, durante il Bio Pharma Day 2021 – dove hanno partecipato oltre 700 studenti, laureati e giovani professionisti – al webinar di presentazione dell’azienda, Massimo Galeazzi ha affermato: «La nostra presenza internazionale significa opportunità di lavoro. […] Diversità, inclusione, ambizione e senso di responsabilità. Questo è tutto ciò che sentiamo in Menarini e che ci guida ogni giorno nel nostro obiettivo: prenderci cura delle persone».

Che l’attenzione all’inclusività e all’innovazione sia un mantra Menarini, lo si capisce dal primo passo in azienda. Ai neoassunti viene fornito un tool digitale che, anche attraverso il metodo della gamification, li aiuta ad orientarsi nel dedalo organizzativo dell’azienda. Per alcuni neolaureati in ingegneria e discipline tecniche, Menarini ha inoltre lanciato un graduate program che prevede un piano triennale di job rotation nelle diverse aree del manufacturing, in un contesto altamente dinamico e formativo, così da individuare il miglior percorso di sviluppo individuale.

«Se penso al mio arrivo in Menarini otto anni fa», spiega l’HR Director Galeazzi, «devo constatare che i profili oggi cercati, pur essendo simili, hanno caratteristiche completamente diverse. Resta il focus sui percorsi scientifici, in chimica e tecnologie farmaceutiche, biologia, medicina, ma anche su competenze più trasversali, come ingegneria, statistica, matematica, oppure economico-giuridiche. […] E do per scontata la conoscenza delle lingue». Nell’era dei big data, infatti, le skill digitali, incrociate a quelle di indirizzo più umanistico, diventano un fattore guida per la selezione: basti pensare alla figura del data scientist applicata alla ricerca, al marketing e alle vendite, fondamentale per poter incrociare e interpretare i dati.

Al passo con l’innovazione e sempre attento ai bisogni della collettività, le persone Menarini non vivono solo di hard skill, ma anche di attitudini. La determinazione e la voglia di mettersi in gioco in un contesto dinamico sono fondamentali, così come lo spirito di iniziativa e la capacità di lavorare in team multidisciplinari. «Il che significa anche flessibilità e adattabilità», afferma Galeazzi. «In una parola: willingness, la volontà di fare la differenza dando il proprio contributo, senza dimenticare mai la centralità del paziente».

 

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