Diagnostica per immagini: dal 1895 in evoluzione

L’ecocardiografia, la radiografia, la risonanza magnetica e la TAC sono oggi tra i principali test di diagnostica per immagini, ormai conosciuti dalla maggioranza della popolazione.

Negli ultimi decenni la diagnostica per immagini non invasiva ha assunto un ruolo sempre più importante nella diagnosi e nella valutazione delle patologie, contribuendo a individuare le migliori decisioni cliniche e guidando i medici nelle strategie farmacologiche e mediche più efficaci.

Ma vediamo nel dettaglio cos’è e come funziona questa branca della medicina, che è stata oggetto di studio durante l’ultimo simposio della Fondazione Menarini.

Fondazione Menarini: come nasce la Diagnostica per immagini?

La diagnostica per immagini risale a fine Ottocento e precisamente al 22 dicembre 1895, quando Wilhelm Conrad Röntgen eseguì la prima radiografia della mano di sua moglie, per dimostrare che tra le proprietà fisiche delle nuove radiazioni – chiamate da lui Raggi X per indicarne, appunto, l’origine sconosciuta – vi era anche quella di attraversare i corpi solidi.

Era questo l’inizio un’affascinante evoluzione tecnologica che ancora oggi non smette di stupirci. Seguiranno altre importanti scoperte scientifiche, per ricordarne una quella della tomografia computerizzata, resa possibile dall’applicazione dell’informatica alle tecniche di elaborazione delle immagini.

Diagnostica per immagini o Imaging biomedico: cos’è e come funziona

Con il termine diagnostica per immagini o imaging biomedico ci si riferisce al processo attraverso cui è possibile acquisire immagini dal corpo umano a scopo diagnostico, mediante l’impiego di radiazioni ionizzanti e di energie alternative quali ultrasuoni e onde radio in associazione a campi magnetici statici, consentendo di osservare un’area di un organismo non visibile dall’esterno, senza bisogno di sezionarlo. In questa disciplina rientrano la radiologia, la tomografia computerizzata, l’ecografia, la risonanza magnetica, la radiologia interventistica e la medicina nucleare.

diagnostica per immagini

Tutte le varie tecniche della diagnostica per immagini utilizzano l’energia prodotta da una sorgente per misurare l’interazione fra questa energia e l’organo di cui si vuole ottenere un’immagine.

L’energia della sorgente, infatti, propagandosi in base al fenomeno della radiazione, incontra l’organo-bersaglio; a questo punto, una parte dell’energia viene riflessa all’indietro, una parte viene rifratta attraverso ed (eventualmente) oltre l’organo, modificando in generale le sue caratteristiche, e una parte viene in qualche modo assorbita dall’organo stesso.

Lo studio quantitativo delle caratteristiche della riflessione, rifrazione e assorbimento permette, dopo opportune rivelazioni e trasduzioni, la formazione dell’immagine su un idoneo supporto.

Fondazione Menarini: convegno “Translational Non-invasive Cardiovascular Imaging”

La medicina è in divenire ed è per questo che a fine gennaio, si è tenuto a Pisa, nel famoso Polo Didattico Fibonacci, il simposio Translational Non-invasive Cardiovascular Imaging, organizzato dall’Università degli Studi di Pisa e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini.

Anche in ambito cardiovascolare, la diagnostica per immagini sta assumendo una grande importanza nella diagnosi delle patologie. Durante il convegno è stato, infatti, presentato un nuovo approccio globale della diagnostica cardiaca per immagini, dalla biologia alla pratica clinica. Ma è stata anche l’occasione per trattare di patologie cardiocircolatorie come l’ischemia, la stenosi aortica valvolare, lo scompenso cardiaco, le vasculiti, le trombosi, associando a ogni patologia le modalità di imaging più appropriate.

Con particolare dettaglio, si è anche parlato della cardiologia translazionale, che si basa sulla capacità di trasferire in modo rapido nuove conoscenze dalla scienza di base a quella biomedica, ovvero dal laboratorio direttamente alla clinica, in modo da generare applicazioni diagnostiche e terapeutiche avanzate, offrendo al contempo nuovi strumenti di indagine.

«Si tratta – ha commentato il presidente del convegno – di un settore della medicina in costante evoluzione, soprattutto tecnologica. In particolare, diventa sempre più rilevante un approccio multimodale, comprendente non soltanto l’ecocardiografia ma anche altri esami, come la PET-TAC, per una migliore caratterizzazione dei meccanismi cardiaci e delle possibili disfunzioni, approccio che offre un’opportunità unica per valutare le dinamiche cardiache con tecniche non invasive.»

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