Pneumologia: l’intelligenza artificiale può salvare la vita di chi è senza respiro

3 miliardi sono le volte in cui l’aria entra ed esce dai nostri polmoni nell’arco della vita. Per quasi 4 milioni di italiani, però, questi respiri possono diventare affannosi e difficili: è quanto succede ai pazienti che soffrono di broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO).

La medicina respiratoria sta facendo passi da gigante grazie all’intelligenza artificiale: big data e sensori hi-tech saranno le cure del futuro che porteranno a dimezzare le visite al pronto soccorso e a ridurre i ricoveri.

La BPCO e intelligenza artificiale: broncopneumopatia cronica ostruttiva

La broncopneumopatia cronica ostruttiva (detta BPCO) è un’affezione cronica polmonare caratterizzata da una ostruzione bronchiale, lentamente progressiva, causata da un’infiammazione cronica delle vie aeree e del parenchima polmonare. Una patologia che è corresponsabile del 55% dei decessi per cause respiratorie ogni anno e che nel 2030 diventerà la terza causa diretta di mortalità.

Eppure ancora oggi pochissimi la conoscono: solo un italiano su due ne ha mai sentito parlare, il 30% pensa che sia una malattia stagionale e il 22% un problema ereditario; il 28% crede addirittura che si possa curare con rimedi naturali.

Per migliorare la gestione della BPCO e far sì che non diventi sempre più un’emergenza, esperti di pneumologia, architettura, bioingegneria, matematica e sociologia si sono incontrati al congresso organizzato da Menarini “Limitless: innovazione in pneumologia, un impegno senza limiti” che si è svolto a Firenze ad aprile, per parlare, tra gli altri argomenti, del ruolo dell’intelligenza artificiale nella cura delle malattie respiratorie.

«Sono oltre mezzo miliardo nel mondo le persone che soffrono di malattie respiratorie ed è enorme l’impegno della ricerca a livello internazionale nello sviluppo di nuove tecnologie che possano consentire ai pazienti una migliore qualità e una maggiore aspettativa di vita – ha dichiarato durante il convegno Germano D’Amore, Direttore Divisione Farmaco-Etico Italia Menarini. Siamo orgogliosi di promuovere un nuovo tipo di integrazione e dialogo tra il mondo scientifico e ambiti professionali differenti da quelli puramente medici, con l’ambizione di coniugare l’innovazione tecnologica agli strumenti farmacologici più avanzati

BPCO e l’intelligenza artificiale: una riduzione del 30% dei ricoveri

L’intelligenza artificiale consentirà, infatti, un miglioramento nella gestione dei pazienti con malattie respiratorie attraverso un più accurato monitoraggio a distanza, in grado di calcolare e predire il rischio di crisi respiratorie.

Gli algoritmi associati a sensori hi-tech per il monitoraggio dei sintomi, dei parametri e dei trattamenti nei pazienti possono cambiare il destino dei malati di BPCO, permettendo di seguirli meglio a domicilio e di ridurre ricoveri.

«Di fatto l’ospedale del futuro sarà praticamente la poltrona di casa – ha affermato Fulvio Braido, Professore di Malattie Respiratorie dell’Università di Genova. Nel Regno Unito, per esempio, secondo i dati del Digital Health Institute, l’algoritmo BPCO Glasgow and Clyde è in grado di prevedere il rischio e di lanciare l’allarme se le condizioni del malato stanno peggiorando, rendendo possibile una riduzione del 30% dei ricoveri con un risparmio stimato per il sistema britannico di 1,4 miliardi di sterline. In Portogallo, l’Hospitalar Universitario de Coimbra ha messo a punto uno strumento simile che, testato clinicamente, ha mostrato di poter ridurre di quasi il 50% gli accessi al pronto soccorso

BPCO e machine learning: l’ospedale cambia volto

Molti esami potranno essere fatti a casa, come ad esempio la spirometria: gli esiti potranno essere inviati per via telematica e si potrà ricevere nella propria abitazione l’unità di cura domiciliare, come avviene all’ospedale Mount Sinai di New York grazie alla MACE (Mobile Acute Care for the Elderly).

Di conseguenza, anche gli ospedali cambieranno volto, per venire sempre più incontro alle esigenze dei pazienti: «l’identikit dei reparti di pneumologia del futuro prevede meno posti letto, meno sale d’attesa e più alta tecnologia. Per innovare non serve costruire di più, ma ripensare e riorganizzare gli spazi ospedalieri, attingendo alle innovazioni tecnologiche che già integrano ospedale e domicilio» – ha spiegato Giorgia Zunino, direttore del Master in Redesining Medicine presso l’Istituto di Design dell’Accademia di Belle Arti di Brescia, responsabile del progetto che trasformerà l’ex Ospedale Psichiatrico del Santa Maria della Pietà a Roma nel Parco della Salute e del Benessere.

«L’obiettivo – per concludere con le parole di Germano D’Amore – è quello di prenderci sempre più cura del paziente offrendogli il meglio dei mezzi oggi disponibili, in linea con la visione del nostro sistema di salute.»

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